Giornata mondiale per la lotta all’epatite virale 2021

UMdL partecipa alla Giornata mondiale per la lotta all’epatite virale “TROVIAMO LE MILIONI DI PERSONE CHE VENGONO PERSE” del 28 luglio organizzata dalla World Hepatitis AllianceNOhep e sostenuta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC).

Il tema principale della Giornata è “L’EPATITE NON PUO’ ASPETTARE” anche quest’anno in linea con quanto previsto dall’Obiettivo 3 al punto 3.3 (“entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali neglette e combattere l’epatite,  le malattie trasmesse attraverso l’acqua e altre malattie trasmissibili”) degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per l’anno 2030 promossi dalle Nazioni Unite.

Dal sito ufficiale della WHO si evince che l’epatite B e l’epatite C provocano 1,1 milioni di morti e 3 milioni di nuove infezioni ogni anno.

Da una libera traduzione dalle Conclusioni presenti nel documento di consenso su “Vaccini per prevenire l’infezione da COVID-19 in pazienti affetti da patologie epatiche” (v2.0 del 16 marzo 2021) della American Association for the Study of Liver Diseases:

“A partire dalla identificazione del genoma del virus SARS-CoV-2 avvenuta nel gennaio 2020 sono stati raggiunti notevoli progressi nello sviluppo di 2 vaccini a mRNA per la COVID-19 i quali si sono dimostrati molto efficaci e, in generale, sicuri. Attualmente la CDC raccomanda che tutti gli adulti oltre i 18 anni di età ricevano le 2 dosi di vaccino, in accordo a quanto suggerito dalle aziende produttrici, al fine di prevenire una futura infezione da COVID-19. Non viene, invece, raccomandata una valutazione sierologica pre e post-vaccino data l’assenza di studi relativi alla sua importanza sulla storia naturale della malattia. A causa del loro meccanismo d’azione, entrambi i vaccini a mRNA per la COVID-19, sono raccomandati per tutti i pazienti con malattie epatiche croniche (compensate e scompensate) e per i soggetti immunosoppressi che hanno ricevuto un trapianto d’organo. La AASLD consiglia che i vari fornitori di servizi sanitari, sulla base di politiche sanitarie locali, protocolli e sulla base della disponibilità dei vaccini, diano priorità alla vaccinazione per COVID-19 ai pazienti affetti da cirrosi compensata o scompensata o affetti da epatocarcinoma, ai pazienti in terapia immunosoppressiva sia trapiantati che donatori vivi di fegato.
L’impatto dal punto di vista clinico delle varianti virali di SARS-CoV-2 rappresenta un’area di interesse in rapida evoluzione tuttavia, finché non saranno disponibili ulteriori studi, la vaccinazione per COVID-19 non dovrebbe essere negata o posticipata a nessun paziente per preoccupazioni legate a questioni di sicurezza o di efficacia. A tutti coloro che riceveranno il vaccino contro la COVID-19 viene raccomandato di continuare il distanziamento sociale, di indossare facciali filtranti o mascherine, di lavare frequentemente le mani e di perpetrare altri comportamenti che possano attenuare una possibile esposizione al virus. Questo documento sarà aggiornato non appena saranno disponibili ulteriori dati.

UMdL è inserita nell’elenco delle organizzazioni che supportano la Campagna per il WHD 2020 (a questo link).

Tre anni fa la WHO ha pubblicato le ultime Linee guida per la cura e il trattamento delle persone affette da infezione cronica da virus dell’epatite C.

Dati epidemiologici europei sono disponibili sul sito dell’European Centre for Disease Prevention and Control nel Surveillance Atlas of Infectious Diseases, come riportato sul sito i casi di epatite B

Nel 2019, 30 stati membri della EU/EEA hanno segnalato 29.996 casi di infezione da epatite B (HBV). Escludendo i 5 paesi che hanno riportato solo i casi acuti di malattia, il numero complessivo è di 29.518 che corrisponde ad un tasso grezzo di 7,4 casi per 100.000 persone. Tra tutti i casi, il 6% dei segnalati erano acuti, il 48% cronici, il 38% “sconosciuti” ed il 7% non classificati. Il maggiore tasso di infezione acuta è stato riscontrato nella fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni; il più alto, tra coloro che erano affetti da epatite cronica, è stato riscontrato tra le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Il rapporto complessivo uomo-donna era di 1,5 a 1. Il tasso relativo alle infezioni acute è continuato a diminuire nell’arco degli ultimi anni, in accordo con le tendenze mondiali grazie probabilmente all’effetto dovuto ai programmi vaccinali nazionali. Tra i casi segnalati come acuti che possedevano le idonee informazioni, la trasmissione in rapporti di tipo eterosessuale (27%) era quella più comunemente riportata, seguita dalla trasmissione in ambito ospedaliero (17%) e dalla trasmissione omosessuale (13%). Tra i casi di malattia cronica, la trasmissione dalla madre al neonato e quella in ambito ospedaliero sono state le più comuni vie riportate  (rispettivamente per il 36% e il 20%). La prevenzione e i programmi di controllo della malattia necessitano di un ulteriore incremento se i paesi europei vogliono raggiungere l’obbiettivo di eliminare l’epatite B. I dati di sorveglianza sanitaria sono essenziali per monitorare la situazione epidemiologica e c’è la necessità di incrementarne la qualità.” Dati provenienti dalla stessa fonte indicano che i nuovi casi di epatite B notificati in Italia nel 2019 sono stati 341 pari a 0,6 per 100.000 abitanti.” (1)

Per quanto riguarda l’epatite C 

Nel 2019 i casi segnalati di epatite C in 29 stati membri della EU/EEA sono stati 37.733. Escludendo i paesi che hanno riportato solo i casi acuti di malattia, il numero complessivo è di 37.660 che corrisponde ad un tasso grezzo di 8,9 casi per 100.000 persone. Dei casi riportati il 6% è stato classificato come infezione acuta, il 22% come cronica e il 69% come sconosciuta. L’epatite C è stata riscontrata più comunemente tra gli uomini rispetto alle donne con un rapporto 2,1 a 1. Il gruppo di età maggiormente colpito sia tra gli uomini che tra le donne è stato quello compreso tra i 25 e 34 anni. Le modalità di trasmissione sono state inserite solo nel 21% dei casi. La via più comune di infezione è stata attraverso l’uso di droghe in forma iniettiva (nel 45% dei casi che presentavano questo tipo di informazioni). L’interpretazione dei dati di notifica di epatite C risente di alcune criticità esistenti tra i vari paesi con il permanere di differenze nel sistema di sorveglianza e di problematiche nella definizione univoca di caso di malattia acuta o cronica. Essendo l’epatite C una patologia il più delle volte asintomatica fino alle sue fasi terminali, la sorveglianza basata sulla notifica dei casi appare fondamentale per cui i risultati forniti  riflettono più che altro la numerosità delle pratiche diagnostiche effettuate che la reale diffusione della malattia.” Dati provenienti dalla stessa fonte indicano che i nuovi casi di epatite C notificati in Italia nel 2019 sono stati 188 pari a 0,3 casi ogni 100.000 abitanti (in lieve aumento rispetto ai casi dell’anno precedente).(2)

 Una revisione della letteratura effettuata recentemente ha evidenziato come la prevalenza dell’HBV. HCV tra gli operatori sanitari appare sovrapponibile a quella della popolazione generale dei rispettivi paesi in esame. Tuttavia, il rischio di trasmissione occupazionale per i sanitari e la trasmissione a pazienti in occasione di procedure invasive o dopo contatto a rischio con emoderivati o liquidi biologici rappresenta tuttora una eventualità possibile. Risulta necessario promuovere la ricerca di casi di epatite in forma misconosciuta. (3)

Bibliografia

[1] European Centre for Disease Prevention and Control. Hepatitis B. In: ECDC. Annual epidemiological report for
2019. Stockholm: ECDC; 2021. https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/hepatitis-b-annual-epidemiological-report-2019.pdf

[2] European Centre for Disease Prevention and Control. Hepatitis C. In: ECDC. Annual epidemiological report for 2019. Stockholm: ECDC; 2021. https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/hepatitis-c-annual-epidemiological-report-2019.pdf

[3] Tavoschi L, Mason L, Petriti U, Bunge E, Veldhuijzen I, Duffell E. Hepatitis B and C among healthcare workers and patient groups at increased risk of iatrogenic transmission in the European Union/European Economic Area. J Hosp Infect. 2019;102(4):359-368. doi:10.1016/j.jhin.2019.03.004

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Lucio Fellone (lucio.fellone@gmail.com)

Link alle precedenti Giornate Mondiali contro l’epatite virale

Aggiornato al 28/07/2021

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Giornata Mondiale della Tubercolosi 2021

English translation

Anche quest’anno la Giornata Mondiale per la lotta alla Tubercolosi promossa dalla Organizzazione Modiale della Sanità (OMS/WHO), dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e da StopTBPartnership è necessariamente segnata e collegata – come molte altre condizioni morbose o condizioni predisponenti alle patologie – alla diffusione della pandemia di SARS-CoV-2 che ha colpito e sta colpendo numerosissime persone in Italia (con 3.400.877 casi e 105.328 decessi al 23 marzo 2021) e nel mondo (con 123.419.065 casi confermati e 2.719.163 morti complessive al 23 marzo 2021).[1] L’OMS ha predisposto una pagina web specifica per affrontare assieme le due problematiche. Oltre a ciò la OMS ha pubblicato il 15 dicembre 2020 l’ultima nota informativa reltiva alla assistenza dei pazienti affetti da tubercolosi e la protezione degli operatori sanitari in tempo di pandemia da COVID-19.[2]

Secondo l’ultimo report  annuale realizzato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità il numero di nuovi casi di tubercolosi  (TBC) a livello mondiale nel 2019 è stato di circa 10 milioni (intervallo, 8,9–11,0 milioni) distribuiti per il 56% tra gli uomini, per il 32% tra le donne e per il 12% in bambini di età inferiore ai 15 anni. 

La localizzazione geografica dei nuovi casi è stata per il 44% nella regione OMS del Sud-Est Asiatico, per il 25% in Africa, per il 18% nel Pacifico occidentale, per l’8,2% nel Mediterraneo orientale, per il 2,9% nelle Americhe e per il 2,5% in Europa.

In 8 paesi si sono verificati i due terzi dei nuovi casi totali: in India il 26%, in Indonesia l’8,5%, in Cina l’8,4%, nelle Filippine il 6,0%, in Pakistan il 5,7%, in Nigeria il 4,4%, in Bangladesh  il 3,6% e in Sud Africa il 3,6%. 

In generale, il tasso d’incidenza annuale della tubercolosi a livello nazionale è oscillato da meno di 5 a più di 500 casi (tra nuovi e riattivazioni) per 100.000 abitanti. In Italia il tasso annuale di incidenza tubercolare nel 2019 è stato di 7,1 casi per 100.000 abitanti (intervallo, 6,1-8,2 per 100.000) per un totale di 3.185 diagnosi.

A livello mondiale il numero di morti tra le persone non affette da HIV è stato di 1,2 milioni (intervallo, 1,1– 1,3  milioni); le vittime tra coloro che erano affetti da HIV sono state di 208.000 (intervallo, 177.000–242.000).[3]

La recente pandemia di COVID-19 ha sollevato alcune problematiche nella gestione della lotta alla tubercolosi e ha prospettato alcune opportunità per il futuro.  

In diversi paesi (India, Indonesia, Filippine e Sud Africa), tra gennaio e giugno 2020, si è registrato un sostanziale decremento (del 25-30%) nel numero delle diagnosi di TBC in confronto allo stesso periodo del 2019. L’impatto economico della pandemia da SARS-CoV-2 ha colpito due riconosciuti fattori concausali per la diffusione della tubercolosi, ossia, la malnutrizione ed il Prodotto Interno Lordo pro capite. Oltre a ciò, si è verificata un trasferimento delle risorse umane, finanziarie, strutturali e tecnologiche dalla lotta alla tubercolosi verso programmi di contrasto al COVID-19. [1] Anche per queste ragioni, la pandemia ha colpito più pesantemente le classi più povere (che già di per sé erano a maggior rischio di contrarre la tubercolosi).[4

C’è da tenere conto anche che in alcuni paesi il differimento delle risorse è stato tamponato mediante l’uso della tecnologia digitale per fornire servizi a distanza ai pazienti e mediante la somministrazione del trattamento farmacologico anti-tubercolare a domicilio. [3]

La COVID-19 ha avuto un impatto anche tra coloro che hanno mantenuto la propria occupazione, infatti, in Italia la proporzione di nuovi casi registrati per contatti sul luogo di lavoro è stata del 19,4%.[5] In letteratura sono stati riportati cluster di casi in diversi settori lavorativi come, ad esempio, quello della macellazione e della processazione delle carni [6], quello minerario (del carbone, del platino, dell’oro, etc.).[7] In quest’ultimo ambito si ha la coesistenza anche di altri fattori di rischio per le vie respiratorie: quello silicotigeno e quello tubercolare. In alcuni paesi ad elevata endemia di TB e di HIV l’ambiente minerario costituisce un terreno privilegiato per la diffusione della COVID-19 grazie anche alla coesistenza di condizioni socio-economiche svantaggiate e l’esposizione a polveri in ambiente sotterraneo. La coesistenza della patologia tubercolare e dell’infezione da SARS-CoV-2 sembra peggiorare la prognosi delle persone affette.[7]

Il settore lavorativo che più di ogni altro è stato colpito è quello dell’assistenza sanitaria.[5,8] Alla fine del 2020 il numero di operatori sanitari positivi al virus SARS-CoV-2  era di 91.270 (con 188 vittime) su un totale di 2.049.934 casi nella popolazione nazionale (una percentuale del  4,45% tra tutti i positivi).[9] I lavoratori dediti all’assistenza sanitaria sono anche quelli che sono impegnati in prima linea nella lotta alla tubercolosi.  

La lotta al SARS-CoV-2 potrebbe integrarsi con la lotta contro il micobatterio tubercolare offrendo la possibilità di anamnesi mirata a pazienti  con sintomatologia respiratoria  e l’opportunità di fornire una diagnosi contestuale e congiunta per entrambi i patogeni (soprattutto in aree ad elevata endemia tubercolare). Le  strutture o i servizi sanitari adibiti a queste operazioni dovrebbero garantire  la maggiore protezione e sicurezza possibile per tutto il personale sanitario a contatto con pazienti potenzialmente positivi.[2,10]

La pandemia da COVID-19 ha dimostrato che la volontà politica, la disponibilità finanziaria, l’evoluzione tecnologica e le azioni comunicative adeguate possono agire rapidamente ed efficacemente nel contrastare la diffusione di una patologia infettiva a carattere insidioso. Tale approccio potrebbe e dovrebbe essere applicato anche nella lotta alla tubercolosi.[4,10]

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  1. WHO Coronavirus (COVID-19) Dashboard – covid19.who.int/ (23/03/2021)
  2. WHO Information Note – Tuberculosis and COVID-19. 15th December 2020. COVID-19: Considerations for tuberculosis (TB) care. www.who.int/docs/default-source/hq-tuberculosis/covid-19-tb-clinical-management-info-note-dec-update-2020.pdf?sfvrsn=554b68a7_0 (23/03/2021)
  3. Global tuberculosis report 2020 [Internet]. Geneva, World Health Organization; 2020. Available from: www.who.int/tb/publications/global_report/en/ (22/03/2021)
  4. Oga-Omenka C, Tseja-Akinrin A, Boffa J, Heitkamp P, Pai M, Zarowsky C. Commentary: Lessons from the COVID-19 global health response to inform TB case finding [published online ahead of print, 2020 Oct 22]. Healthc (Amst). 2020;9(2):100487. doi:10.1016/j.hjdsi.2020.100487.[link]
  5. Marinaccio A, Boccuni F, Rondinone BM, Brusco A, D’Amario S, Iavicoli S. Occupational factors in the COVID-19 pandemic in Italy: compensation claims applications support establishing an occupational surveillance system. Occup Environ Med. 2020 Dec;77(12):818-821. doi: 10.1136/oemed-2020-106844. Epub 2020 Sep 23. PMID: 32967988; PMCID: PMC7677459.[link]
  6. Waltenburg MA, Victoroff T, Rose CE, et al. Update: COVID-19 Among Workers in Meat and Poultry Processing Facilities ― United States, April–May 2020. MMWR Morb Mortal Wkly Rep 2020;69:887-892. DOI: http://dx.doi.org/10.15585/mmwr.mm6927e2.
  7. Naidoo RN, Jeebhay MF. COVID-19: a new burden of respiratory disease among South African miners? Curr Opin Pulm Med. 2021 Mar 1;27(2):79-87. doi: 10.1097/MCP.0000000000000759. PMID: 33417344; PMCID: PMC7924928.[link
  8. Burdorf A, Porru F, Rugulies R. The COVID-19 (Coronavirus) pandemic: consequences for occupational health. Scand J Work Environ Health. 2020 May1;46(3):229-230. doi: 10.5271/sjweh.3893. PMID: 32356896.[link]
  9. Istituto Superiore di Sanità – Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_29-dicembre-2020 – 28/02/2021.[link]  
  10. van der Walt M, Keddy KH. How COVID-19 can instruct TB research: ensuring the safety of researchers exposed to infectious disease. Int J Tuberc Lung Dis. 2020 Sep 1;24(9):978-980. doi: 10.5588/ijtld.20.0454. PMID: 33156770.[link]

WORLD TB DAY 2021: THE CLOCK IS TICKING – Join the 2021 Campaign!

Lucio Fellone (lucio.fellone@gmail.com

I nostri link alle precedenti: Giornate Mondiali della Tubercolosi.

Aggiornato al 23/03/2021


Giornata Internazionale per il raggiungimento della Copertura Sanitaria Universale 2020

12 dicembre 2020 – Updating medicina del lavoro supporta la Giornata Internazionale per il raggiungimento della Copertura Sanitaria Universale (UHC) 2020 insieme a centinaia le associazioni, i gruppi interessati in tutto il Mondo che partecipano alla Campagna Globale per l’UHC Day 2020.

UHC2030 è un movimento nato per accelerare il raggiungimento della UHC attraverso una piattaforma con differenti attori che promuove la collaborazione a livello mondiale e nazionale per il rafforzamento dei sistemi sanitari.

UHC2030 è stata investita del compito di sostenere il Meeting di Alto Livello delle Nazioni Unite del 23 settembre 2019 focalizzandosi in particolare sul “condividere le conoscenze e le buone prassi, le sfide e le lezioni apprese”. Sito web della Campagna per la Giornata Mondiale per la UHC: www.UHCDay.org

Come sottolinea il sito officiale di UHC2030 le Richieste chiave del movimento per la UHC sono:

Ogni persona, in qualsiasi luogo dovrebbe avere accesso a servizi sanitari di qualità e a costi abbordabili. Chiediamo ai leader politici di legiferare, investire e collaborare con  tutta la società per far sì che la UHC diventi realtà

Pages from UHC-Day_word-design-template_EN-11-9.pdf

Le Richieste Chiave del movimento per la UHC (in italiano) (UHC Key Asks) sono state sviluppate durante un periodo di 3 mesi consultando tutti gli attori coinvolti nel movimento UHC: parlamentari, società civile, settore privato, agenzie, network e istituzioni accademiche. Queste richieste sono alla base della Dichiarazione Politica sulla Copertura Sanitaria Universale  (Resolution adopted by the General Assembly on 10 October 2019 on Political declaration of the high-level meeting on universal health coverage) e su di esse di fondano gli sforzi coordinati di sostegno che sono stati promossi da tutti i partner uniti durante la preparazione del Meeting di Alto Livello per la Copertura Sanitaria Universale (UN HLM).

Pages from UHC_Key_Asks_final (1).pdf

Richiesta chiave 1: garantire una leadership politica che vada al di là della Salute.

Richiesta chiave 2: che nessuno resti indietro.

Richiesta chiave 3: regolamentare e legiferare.

Richiesta chiave 4: preservare una assistenza sanitaria di qualità.

Richiesta chiave 5: investire di più, investire meglio.

Richiesta chiave 6: muoversi assieme.

Al di là delle richieste chiave: occorre impegnarsi per l’uguaglianza di genere e per I diritti delle donne e delle fanciulle.

In occasione del Meeting di Alto Livello delle Nazioni Unite  sono stati numerosi i messaggi lasciati dalle varie associazioni, gruppi di società civile, etc. per accrescere il coinvolgimento collettivo e sensibilizzare sulla tematica. La lista degli interventi è presente alla pagina: High Level Meeting Statements on UHC (anche in pdf).

Tra le varie associazioni anche Updating medicina del lavoro ha avuto l’onore di pubblicare un suo messaggio su quanto possa essere importante una Medicina del Lavoro di qualità e diffusa sul territorio per supportare il raggiungimento della UHC (Umdl UN HLM on UHC Statement).

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Pages from CSEM_GMR_Commentary_2019_EN-single-page.pdf

Le organizzazioni appartenenti alla società civile (CSOs) stanno avendo un un ruolo fondamentale nella realizzazione di un gruppo costitutivo del movimento per la UHC che sia fortemente improntato alla uguaglianza e alla partecipazione. Attraverso un ampio processo consultivo le CSOs hanno messo a punto il Meccanismo di Coinvolgimento per la Società Civile – Civil Society Engagement Mechanism (CSEM) per UHC2030 per dar voce al proprio gruppo costitutivo. La appartenenza al CSEM è aperta a tutti i membri della società civile impegnati nel miglioramento della salute, nell’incremento delle risorse finanziarie e della messa a punto di un’agenda governativa correlata al raggiungimento della UHC. Messaggi promozionali dei partecipanti sono: 1. che nessuno resti indietro2. incrementare gli investimenti pubblici sulla Salute3. aumentare il coinvolgimento delle CSOs e dei cittadini sulla trasparenza e sulla rendicontazione a tutti i livelli4. investire sugli operatori sanitari

Il CSEM, su richiesta del core team di UHC2030, ha realizzato un documento seminale e di indirizzo sulle principali problematiche e disuguaglianze presenti a livello globale che impediscono il raggiungimento della Copertura Sanitaria Universale Che nessuno resti indietro” – Rispettare la promessa di una salute per tutti – Riflessioni della CSEM per UHC2030.

Queste ultime sono state poi sviluppate con l’aggiunta di dati aggiornati al 2018 nel Rapporto di Monitoraggio del 2019 (Primary Health Care on the Road to
Universal Health Coverage 2019
).

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) partecipa alla UHCDay e fornisce a sua volta dati allarmanti sull’argomento:

  • almeno metà della popolazione mondiale ancora non ha una completa copertura delle prestazioni sanitarie essenziali;
  • circa 100 milioni di persone vengono spinte alla estrema povertà (definita come la sopravvivenza con 1,90 dollari statunitensi o meno al giorno) perché devono sostenere le spese per la propria assistenza sanitaria;
  • oltre 800 milioni di persone (quasi il 12% della popolazione mondiale) spende al meno il 10% dei propri bilanci economici familiari per pagare l’assistenza sanitaria;
  • tutti gli stati membri delle Nazioni Unite hanno concordato nel cercare di raggiungere la Copertura Sanitaria Universale entro il 2030, come parte integrante degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).

Fonti Eurostat relative al 2018 indicano che la UHC non è completa tuttora neanche Europa dato che più del 3% della popolazione riferisce di non accedere a visite mediche o trattamenti sanitari necessari per ragione dei costi, dei tempi di attesa o altro. In Italia tale valore si attesta al 2,6% della popolazione totale (un valore maggiore rispetto a paesi come la Spagna, Austria, Germania, Olanda, Belgio, Repubblica Ceca).

La WHO dà una definizione di Copertura Sanitaria Universale sia con una scheda informativa. Riportiamo una parte del contenuto tradotta in italiano:

Cos’è la Copertura Sanitaria Universale (UHC)?

UHC significa che tutti gli individui e le comunità possono accedere ai servizi sanitari di cui necessitano, senza per questo andare incontro a difficoltà economiche. Tali servizi includono l’intera gamma dei servizi sanitari essenziali e di qualità, dalla promozione della salute alla prevenzione, alla terapia, alla riabilitazione e alle cure palliative.

La Copertura Sanitaria Universale permette a tutti di accedere ai servizi sanitari che sono necessari per affrontare le cause più significative di malattia e di morte e, al contempo, permette di assicurare a tutti una qualità assistenziale sanitaria tale da migliorare la salute di coloro che vi si affidano.

UHC protegge le persone dalle conseguenze economiche nefaste causate da spese fatte di tasca propria per garantirsi le prestazioni sanitarie; ciò fa sì che ne venga evitato l’impoverimento legato a una patologia inaspettata che potrebbe richiedere il ricorso ai propri risparmi, a vendere i propri beni o a richiedere un prestito mettendo così a grave rischio il proprio futuro e quello dei propri figli.

Il raggiungimento della UHC è un bersaglio da centrare per tutte quelle nazioni del mondo che nel 2015 hanno adottato gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. I paesi che progrediranno verso la UHC faranno progressi anche verso gli altri obiettivi di salute e verso quelli di altro tipo. Il raggiungimento della buona salute permette ai più giovani di apprendere e agli adulti di guadagnarsi da vivere, dà una mano a evitare l’impoverimento delle persone e pone le basi per uno sviluppo economico di lungo periodo.

Altre informazioni sono veicolate anche da video esplicativi come il seguente:

Altro materiale della WHO e del  UHC2030 per la Campagna mondiale è disponibile ai siti: www.who.int/campaigns/world-health-day/2018/social-media/en/ –      www.uhc2030.org/un-hlm-2019/un-hlm-uhc-media.

Il sito web della Campagna per il UHC Day: UHC2030.org

Hashtag Primario: #HealthForAll

Hashtag Scondario: #UHCDay

Lucio Fellone (lucio.fellone@gmail.com)

Aggiornato al 12/12/2020

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Di seguito i link all’articolo di Umdl sulla Giornata Mondiale della Salute 2019 e sulla Giornata Mondiale della Salute 2018 che ha avuto per tema proprio la Copertura Sanitaria Universale; link alla Giornata Mondiale per il raggiungimento della Copertura Sanitaria Universale 2018.

Materiali disponibili al sito http://universalhealthcoverageday.org

Giornata mondiale per la lotta all’epatite virale 2020

English translation

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UMdL partecipa alla Giornata mondiale per la lotta all’epatite virale “TROVIAMO LE MILIONI DI PERSONE CHE VENGONO PERSE” del 28 luglio organizzata dalla World Hepatitis AllianceNOhep e sostenuta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC).

Per il terzo anno consecutivo il tema principale della Giornata resta quello di “ELIMINIAMO L’EPATITE” in linea con quanto previsto dall’Obiettivo 3 al punto 3.3 (entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali neglette e combattere l’epatite,  le malattie trasmesse attraverso l’acqua e altre malattie trasmissibili) degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per l’anno 2030 promossi dalle Nazioni Unite.

Ecco il film ufficiale della Giornata mondiale per la lotta all’epatite virale.

La Campagna per il 2020 si focalizza sui milioni di persone che non sono consapevoli di essere infettate: “Troviamo le milioni di persone che vengono perse”. Infatti, come viene enunciato sulla pagina ufficiale della World Hepatitis Day 2020,

”… Nel Mondo, 290 milioni di persone vivono abitualmente inconsapevoli di aver contratto l’epatite virale. Senza la ricerca di coloro che non sono ancora stati diagnosticati e senza che vengano indirizzati verso il trattamento, milioni di persone continueranno a soffrire e a perdere la propria vita.  Il 28 luglio, nella Giornata Mondiale per la lotta all’epatite virale, lanciamo un appello a tutto il Mondo per agire e sensibilizzare sulla ricerca dei “milioni che vengono persi”

(www.worldhepatitisalliance.org/missing-millions)

Nel sito ufficiale della WHO si legge che :

325 milioni di persone sono affette dalla epatite B e dalla epatite C; 900.000 morti ogni anno sono causate dalla infezione da epatite B; solo il 10 % delle persone affette da epatite B e il 19% di coloro che sono affette da epatite C sono consapevoli della loro condizione; solo il 42% dei bambini nel Mondo ha accesso al momento della nascita alla dose vaccinale di epatite B. 

La Giornata Mondiale per la lotta contro l’epatite virale è celebrata ogni anno il 28 di luglio per sensibilizzare sulla malattia, una infiammazione del fegato che causa una serie di problemi di salute, incluso il tumore epatico.

Esistono 5 specie principali di virus epatitici: A, B, C, D ed E. Assieme i virus dell’epatite B e C costituiscono le più comuni cause di morte, con 1,3 milioni di vite perse ogni anno. Pur nel mezzo della pandemia da COVID-19, le epatiti virali continuano a mietere migliaia di vittime ogni giorno.

Il tema di quest’anno è “Un futuro libero dalla epatite” (“Hepatitis-free future”) che intende focalizzandosi fortemente sulla prevenzione della epatite B nelle madri e nei neonati. Il 28 luglio, la WHO pubblicherà nuove raccomandazioni sulla prevenzione della trasmissione dell’epatite B dalla madre al nascituro. (www.who.int/campaigns/world-hepatitis-day/2020).

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Considerando le attività assistenziali fornite ai soggetti affetti da epatite virali nel corso della attuale pandemia da COVID-19, la World Hepatitis Alliance ha fornito le seguenti indicazioni:

COVID-19 ed epatite virale

Progressivamente stanno emergendo sempre più evidenze scientifiche sull’impatto della COVID-19 su persone colpite da specifici gruppi di patologie. Al momento non è ancora disponibile una linea guida dedicata esclusivamente alle persone affette da epatite virale, tuttavia, la World Hepatitis Alliance sta collaborando con le società epatologiche internazionali per predisporre le più aggiornate indicazioni per le persone affette dai virus epatotropi.

Nel corso della pandemia da COVID-19 è molto probabile che vengano colpiti i servizi di assistenza riservati alle persone con epatite virale. Questo effetto, benché interessi in maniera differente i paesi coinvolti, implica, la sospensione o la limitazione delle attività di screening, di prevenzione e di trattamento. Alcuni di questi ultimi potrebbero, comunque, essere forniti “da remoto” telefonicamente o via web.

I pazienti che sono in attesa di un trattamento per epatite C ppotrebbero ricevere con ritardo il farmaco necessario per la necessità di garantire la sicurezza per se stessi e per il personale medico in questo periodo specifico.

Coloro che stanno seguendo un trattamento per epatite B potrebbero ricevere delle indicazioni al fine di esser certi di reperire un’adeguata scorta di farmaci per eventuali periodi di auto-isolamento; qualora un paziente fosse preoccupato riguardo all’approvvigionamento dei farmaci dovrebbe contattare il proprio servizio di assistenza di riferimento.

Si prega di seguire le indicazioni fornite dai servizi sanitari in modo tale da ricevere le informazioni più appropriate a seconda del luogo di residenza; è possibile anche contattare i membri della World Hepatitis Alliance seguendo le informazioni fornite sul sito: www.worldhepatitisalliance.org/our-members.

Per i pazienti che sono in attesa di un trapianto di fegato, l’intervento potrebbe essere posticipato a causa della necessità delle successive terapie immunosoppressive. Ciò eventualmente verrà deciso dai vari servizi medici di riferimento.

Per coloro che hanno ricevuto un trapianto di fegato potrebbe essere indicato di auto-isolarsi durante la pandemia; sarà compito dei governi nazionali fornire degli indirizzi che dovranno essere seguiti a riguardo.

www.worldhepatitisalliance.org/missing-millions/covid-19

Epatite virale e cancro

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha stimato che il virus dell’epatite B sia responsabile di circa 360.000 nuove neoplasie epatiche all’anno mentre il virus dell’epatite C sia la causa di circa 160.000 nuovi casi.

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UMdL è inserita nell’elenco delle organizzazioni che supportano la Campagna per il WHD 2020 (a questo link).

Un sondaggio a livello globale ha evidenziato vari diffusi ostacoli che rendono difficoltosa la diagnosi dei casi di epatite. Allo scopo di descrivere la situazione attuale e per superare queste difficoltà è stato elaborato un apposito documento  con i dati riscontrati, linee di indirizzo essenziali e suggerimenti: White Paper – Overcoming the barriers to diagnosis: The role of the affected community and civil society in finding the missing millions.

Due anni fa la WHO ha pubblicato le ultime Linee guida per la cura e il trattamento delle persone affette da infezione cronica da virus dell’epatite C.

Dati epidemiologici europei sono disponibili sul sito dell’European Centre for Disease Prevention and Control nel Surveillance Atlas of Infectious Diseases, come riportato sul sito i casi di epatite B

Nel 2018, 30 stati membri della EU/EEA hanno segnalato 24.588 casi di infezione da epatite B (HBV). Escludendo i 5 paesi che hanno riportato solo i casi acuti di malattia, il numero complessivo scende a 24.034 che corrisponde ad un tasso grezzo di 6,0 casi per 100.000 persone. Tra tutti i casi, il 10% dei segnalati erano acuti, il 51% cronici, il 30% “sconosciuti” ed il 9% non classificati. Il maggiore tasso di infezione acuta è stato riscontrato nella fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni; il più alto, tra coloro che erano affetti da epatite cronica, è stato riscontrato tra le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Il rapporto complessivo uomo-donna era di 1,5 a 1. Il tasso relativo alle infezioni acute è continuato a diminuire nell’arco degli ultimi anni, in accordo con le tendenze mondiali grazie probabilmente all’effetto dovuto ai programmi vaccinali nazionali. Tra i casi segnalati come acuti che possedevano le idonee informazioni, la trasmissione in rapporti di tipo eterosessuale (26%) era quella più comunemente riportata, seguita dalla trasmissione in ambito ospedaliero (19%) e dalla trasmissione omosessuale (14%). Tra i casi di malattia cronica, la trasmissione dalla madre al neonato e quella in ambito ospedaliero sono state le più comuni vie riportate  (rispettivamente per il 37% e il 26%). La prevenzione e i programmi di controllo della malattia necessitano di un ulteriore incremento se i paesi europei volgliono raggiungere l’obbiettivo di eliminare l’epatite B. I dati di sorveglianza sanitaria sono essenziali per monitorare la situazione epidemiologica e c’è la necessità di incrementarne la qualità.” La incidenza di nuovi casi di epatite B riportati in Italia nel 2018 è pari a 0,63 ogni 100.000 abitanti. (1)

Per quanto riguarda l’epatite C 

Nel 2018 i casi segnalati di epatite C in Europa sono stati 37.427. Dei casi riportati il 4% è stato classificato come infezione acuta, il 26% come cronica e il 67% come sconosciuta. L’epatite C è stata riscontrata più comunemente tra gli uomini rispetto alle donne con un rapporto 2,1 a 1. Il gruppo di età maggiormente colpito tra gli uomini è stato quello compreso tra i 35 e 44 anni; nelle donne, quello compreso tra i 35 e i 44 anni. Le modalità di trasmissione sono state inserite solo nel 21% dei casi. La via più comune di infezione è stata attraverso l’uso di droghe in forma iniettiva (nel 46% dei casi che presentavano questo tipo di informazioni). L’interpretazione dei dati di notifica di epatite C risente di alcune criticità esistenti tra i vari paesi con il permanere di differenze nel sistema di sorveglianza e di problematiche nella definizione univoca di caso di malattia acuta o cronica. Essendo l’epatite C una patologia il più delle volte asintomatica fino alle sue fasi terminali, la sorveglianza basata sulla notifica dei casi appare fondamentale per cui i risultati forniti  riflettono più che altro la numerosità delle pratiche diagnostiche effettuate che la reale diffusione della malattia.” Dati provenienti dalla stessa fonte indicano che i nuovi casi di epatite C notificati in Italia nel 2018 sono stati 156.(2)

L’Institute for Health Metrics and Evaluation ha realizzato recentemente un nuovo website con la raccolta dei dati di prevalenza e dei trends dell’epatite a livello globale e nazionali.(3) Dati relativi alla realtà italiana sono aggiornati ad oggi fino al 2017. (4)

Trends, Hepatitis C Prevalence Number in Italy, All ages, Male_Female, 1990 - 2017

Prevalenza dei casi di epatite C in Italia 1990-2017 (4)

Trends, Hepatitis B Prevalence Number in Italy, All ages, Male_Female, 1990 - 2017

Prevalenza dei casi dii epatite b in Italia 1990-2017 (4) 

Secondo dati al 2017, in merito alla prevalenza complessiva stimata di casi di infezione da HCV (per il 40% di genotipo 1b) in Italia il numero è di 1.396.002,3 [il che conferma anche altri dati che indicano come il nostro Paese contribuisca al 1,1% (0,7-2,7) del totale dei casi mondiali]. La prevalenza stimata dei casi di infezione da HBV è di 1.154.261,4; una percentuale consistente delle persone infettate non è a conoscenza del proprio stato anche nel nostro Paese.(5,6)

NOhep (www.nohep.org), è il movimento globale che ha lo scopo di promuovere l’eliminazione dell’epatite virale entro il 2030 (NOhep foglietto illustrativo in italiano).

Il motto di NOhep è: “UNISCITI A NOhep PER FAR SI’ CHE LA SCOMPARSA DELL’EPATITE VIRALE SIA IL NOSTRO PROSSIMO GRANDE SUCCESSO“.

Questo video è esplicativo della Campagna NOhep per il quale UMdL ha effettuato la traduzione dei sottotitoli nella lingua italiana

Inoltre, Updating medicina del lavoro ha partecipato con un contributo su queste tematiche e sulle esperienze operative maturate in forma di poster presentato al World Hepatitis Summit 2017 a San Paolo in Brasile. (7)

Bibliografia

[1] European Centre for Disease Prevention and Control. Hepatitis B. In: ECDC. Annual epidemiological report for 2018. Stockholm: ECDC; 2020. www.ecdc.europa.eu/sites/default/files/documents/HEPB_AER_2018_Report.pdf

[2] European Centre for Disease Prevention and Control. Hepatitis C. In: ECDC. Annual epidemiological report for 2018. Stockholm: ECDC; 2020. www.ecdc.europa.eu/sites/default/files/documents/HEPC_AER_2018_Report.pdf

[3] IHME – Hepatitis facts.  Institute for Health Metrics and Evaluation. https://hepatitis.ihme.services/

[4] IHME – Hepatitis trends – Italy.  Institute for Health Metrics and Evaluation. https://hepatitis.ihme.services/trends?location_id=86&measure_id=5 accesso effettuato il 27 luglio 2020.

[5] CDA Foundation and its Polaris Observatory. Hepatitis B and C diagnosis rates in 2017. Lafayette, CO:CDA Foundation,2017.  http://www.worldhepatitisalliance.org/missing-millions/

[6] Blach, Sarah et al. Global prevalence and genotype distribution of hepatitis C virus infection in 2015: a modelling study The Lancet Gastroenterology & Hepatology , Volume 2 , Issue 3 , 161 – 176. https://www.thelancet.com/journals/langas/article/PIIS2468-1253(16)30181-9/abstract

[7] Posters – World Hepatitis Summit 2017- Sao Paulo, Brazil. http://www.worldhepatitissummit.org/2017/resources/posters/docs/default-source/posters/16a_drluciofellone

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Lucio Fellone (lucio.fellone@gmail.com)

Link alle precedenti Giornate Mondiali contro l’epatite virale

Aggiornato al 28/07/2020

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28 aprile 2020: Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro

English translation

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 Come ogni anno, anche nel 2020 UMdL partecipa alla Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro  sostenuta anche dalla International Labour Organization (ILO) e supportata dalla International Social Security Association (ISSA) e dalle Nazioni Unite (UN).

In molte località italiane il 28 aprile è vissuto come una ulteriore opportunità per ricordare e supportare tutte le vittime dell’amianto attraverso la Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto.

Quest’anno il tema della Giornata mondiale è “Stop the pandemic: Safety and health at work can save lives” / “Fermiamo la pandemia: la Sicurezza e la Salute nei luoghi di lavoro può salvare vite”). Qui il link al report ufficiale sull’argomento dal titolo: In the face of a pandemic: Ensuring Safety and Health at WorkA dispetto della pandemia: Garantire la Salute e Sicurezza nei luoghi di Lavoro. Di seguito viene riportata una traduzione in italiano di quanto espresso dall’ILO nella pagina ufficiale di presentazione della Campagna .

Riconoscendo la grande sfida che i governi, i datori di lavoro, i lavoratori e l’intera società  stanno affrontando a livello mondiale per combattere la pandemia di COVID-19, la Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro si focalizzerà sulla gestione di focolai epidemici a carattere infettivologico all’interno degli ambienti di lavoro, con una particolare attenzione per la pandemia provocata dalla COVID-19.

La preoccupazione in alcune parti del mondo sta aumentando di pari passo col continuo incremento di malati affetti da infezione COVID-19, in altre parti in relazione alla effettiva capacità di garantire una costante diminuzione dei casi positivi. I governi, i datori di lavoro, i lavoratori e le loro organizzazioni affrontano quotidianamente enormi difficoltà nel tentativo di combattere la pandemia di COVID-19 e proteggere la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Al di là della crisi evidente nell’immediato,  le preoccupazioni sono legate anche ad una ripresa delle attività lavorative con la garanzia di una prosecuzione dei miglioramenti raggiunti nel contenere la trasmissione dell’agente infettivo.

La Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro si propone di incentivare un dialogo tra le tre parti a livello nazionale.  ILO si sta avvalendo di questa Giornata per aumentare la consapevolezza della necessità di adottare pratiche sicure nei luoghi di lavoro e del ruolo fondamentale che in questo ricoprono i servizi di salute e sicurezza occupazionale (OSH). L’attenzione è posta anche a medio e lungo termine, inclusa la fase di ripresa e per la preparazione di quella futura, in particolare, integrando le misure all’interno di sistemi di gestione guidati dai OSH e di politiche nazionali e aziendali.

Dato il rischio infettivologico e il carico psicologico a cui sono sopposti gli operatori sanitari nella lotta contro la COVID-19 la World Health Organization ha messo a disposizione documenti tecnici specifici (di cui alcuni tradotti in italiano da UMdL) per il contenimento dell’infezione; lo stesso è stato fatto dal Ministero della Salute e dall’INAIL.

Secondo i dati raccolti dall’ANMIL in merito agli incidenti mortali sul lavoro in Italia, riportati dai mezzi di informazione, all’aprile del 2020 si sono verificati 85 incidenti mortali; secondo fonti INAIL in tutto il 2019 le denunce pervenute all’ente sono state di 1.089 decessi (con una diminuzione di 44 vite umane andate perdute rispetto a tutto il 2018).

Lucio Fellone (lucio.fellone@gmail.com)

Link alle precedenti Giornate Mondiali per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro

Aggiornato al 28/04/2020

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dossier-speciale-Covid-19-2020